La psicoanalisi nasce dall’esperienza clinica e tutt’oggi si conferma essere una modalità curativa per il disagio psichico.
Com’è noto fu un giovane Sigmund Freud (1856-1932), a cavallo tra Ottocento e Novecento, a coniare questo termine che sta a indicare sia il corpus teorico che la cura da lui fondata nonché un metodo per investigare i fenomeni inconsci.
A circa 120 anni dall’inizio di questa avventura scientifica, molti concetti sono stati mantenuti, altri approfonditi – sia nella concezione del funzionamento dell’essere umano che nelle modalità e finalità terapeutiche – altri infine superati, conservando però in sé il valore storico di testimonianza della rivoluzione culturale che la psicoanalisi costituì all’epoca.
Concetti che appaiono oggi scontati o francamente obsoleti quali la sessualità infantile, gli impulsi distruttivi e autodistruttivi, la conflittualità intrapsichica, l’inconscio, erano all’epoca qualcosa di impensabile. E mentre le osservazioni di Freud, le sue teorizzazioni andavano conquistando interesse e credibilità presso medici, filosofi, psicologi, tali da stimolare nel mondo la fondazione delle prime Società Psicoanalitiche, allo stesso tempo suscitarono anche molto scetticismo, ostilità e dure critiche da più parti.
Inoltre venivano a costituirsi vari indirizzi psicoterapeutici non solo a partire dalle scoperte psicoanalitiche, ma, legittimamente, da ogni branca della psicologia.
Dopo tanti anni di rivalità e contrasti mi fa piacere trovare in campi scientifici apparentemente lontanissimi come le neuroscienze * delle conferme sulla validità della “Talking cure” di Freud, tanto da parlare di “rivincita della psicoanalisi”. **
* vedi: In the Mind Fields: “Exploring the New Science of Neuropsychoanalysis”, la scoperta di due sistemi di memoria, dei neuroni-specchio, le tecniche di neuroimaging ecc.
** vedi l’articolo di Repubblica del 3 febbraio 2016 “Nella ‘guerra delle terapie’ la rivincita della psicanalisi” e l’articolo de L’Espresso dell’8 settembre 2015 “Sigmund Freud aveva ragione: le nuove ricerche lo riabilitano”
L’attualità
Noi psicoanalisti, attualmente, siamo ben lungi dal presentarci come un corpo compatto e coeso. In questo ci manteniamo perfettamente in linea con una tradizione che ha contrassegnato la psicoanalisi fin dagli albori – pensiamo alle posizioni dei primi discepoli e colleghi di Freud: Jung, Reich, Lacan… Ognuno di loro diede vita a differenti correnti, ciascuna con proprie ortodossie, dogmi, anatemi …
La psicoanalisi moderna continua comunque a distinguersi per la centralità attribuita all’inconscio, quale elemento fondamentale della personalità, che si esprime quotidianamente anche attraverso i sogni.
Un altro aspetto fondamentale della psicoanalisi contemporanea è il progressivo orientamento verso campi di applicazione sempre più vasti e più attuali, andando a includere insieme alla cura delle nevrosi e delle psicosi e dalle patologie ‘classiche’, la cura dell’autismo, dell’anoressia, delle nuove dipendenze …
Ma soprattutto la tendenza ad uscire – anche – dalla stanza d’analisi, verso realtà più complesse come i piccoli e i grandi gruppi, la scuola, il mondo del lavoro, la coppia, la famiglia, la genitorialità – andandosi a confrontare costantemente con le evoluzioni dell’epoca in cui stiamo vivendo, tra cui le recenti innovazioni tecnologiche ma anche vecchie e nuove filosofie di vita che stanno entrando nel nostro mondo occidentale.